Digital & People transformation – Diario di Angela

Siamo nel 2034, è trascorso più di un terzo di secolo da quando è iniziato il nuovo millennio… ed io, che di questo millennio sono figlia, mi ritrovo a pensare alla strada percorsa per arrivare fin qui.

Due anni fa, ho deciso di affidare a queste pagine le emozioni, i pensieri e le riflessioni su ciò che stavo vivendo.

Oggi le condivido con voi, augurandomi che possano essere d’ispirazione a coloro che vogliono o devono affrontare un percorso di cambiamento e di trasformazione.

Buona lettura!

9 Marzo 2032

Lavoro alla Colombo S.p.A. da pochi mesi.

Dopo la laurea, mi sono concessa un anno sabbatico per decidere cosa fare del mio futuro. Poi, quando mi sono sentita pronta (o forse perché le pressioni dei miei sono diventate troppo forti!), ho accettato un lavoro in una piccola azienda vicino casa, dove sono rimasta cinque anni.

La Colombo è una realtà decisamente più complessa della mia precedente azienda. Quando sono arrivata, tutto mi è sembrato più impersonale, più frenetico, più veloce.

Oggi martedì 9 marzo 2032 è stata una giornata particolarmente fredda. Ho fatto l’ennesimo strano sogno e nel torpore del risveglio non sapevo se essere più eccitata o più inquieta.

Questa storia del cambiamento continuo è ormai diventata una specie di leitmotiv delle mie giornate e delle mie notti. In azienda se ne parla in continuazione, talvolta senza costrutto, talvolta disegnando scenari futuristici. Sta di fatto che poi, di notte, tutti quei discorsi diventano sogni di un mondo diverso. Un mondo dove la tecnologia ha modificato il modo di lavorare, di viaggiare e perfino quello di mangiare. In una sola espressione un mondo così diverso che descriverlo a parole non è affatto facile.

Mi sono stropicciata gli occhi ed ho pensato tra me e me: “Sì, vabbè parte una nuova giornata. Comincia a correre che sei già in ritardo.”

Ho 29 anni e provengo da una famiglia in cui la tecnologia è sempre stata vista con un po’ di sospetto. Mio padre appartiene ancora a quella generazione di persone che stanno faticosamente cercando di capire Amazon. Mi viene da ridere solo a pensarci!

E mentre nella realtà che viviamo ingegneri e programmatori stanno lavorando alacremente per perfezionare l’AI, per mettere a punto i computer quantistici e per completare i processi di digitalizzazione dei pagamenti, mio padre colleziona tutte le versioni degli euro, con la speranza che tra un pò, quando li ritireranno, diventi ricco (ne dubito fortemente, ma è una sua passione, quindi va bene così).

Tornando a questo martedì fatidico. Sono seduta alla mia scrivania, scorrendo i miei appuntamenti, quando squilla il telefono e vedo comparire sul display l’interno del mio CEO.

Rispondo con un po’ di apprensione, ma la sua voce è calma e gentile: “Angela, buongiorno! Puoi raggiungermi nel mio ufficio, diciamo fra 10 minuti?”

“Certo!”, mi limito a rispondere, cercando di celare, anche a me stessa, il tumulto di pensieri ed emozioni che in quel momento mi ha assalito. Uffa, vuoi vedere che non ho passato il periodo di prova? E se vengo licenziata? Eppure mi sembra di essermi comportata bene…

Con tutti questi pensieri in testa e con il cuore in gola, salgo al 32° piano, ufficio d’angolo, tutto vetrato, pavimento in legno, così come la scrivania e due poltrone che a giudicare dall’aspetto devono essere molto comode.

“Buongiorno Marco, come sta?”

“Buongiorno Angela!”, mi dice sfoggiando un grande sorriso.

Si vede che ha tanta esperienza, ed è sempre sul pezzo, eppure oggi ha uno sguardo un pò corrucciato, forse è per quello che mi deve dire… Poi continua: “Angela, siediti pure, devo comunicarti una cosa importante”.

Ne approfitto… in effetti queste poltrone sono comodissime, penso e, mentre sprofondo in quella a destra, lui mi dice: “qui le cose stanno per cambiare per sempre… e proprio perché sei così giovane… voglio che sia tu a guidare questo cambiamento! Come forse già sai, abbiamo fatto un investimento importante nell’Intelligenza Artificiale, nel nuovo sistema sensitivo-adattivo della gestione del personale, che a breve sarà operativo e tu sei qui per un ruolo chiave, uno di quelli che ancora non esistono… te la senti?”“Si, certamente” ho risposto senza pensarci… Ma di che ruolo starà parlando?

“Bene, come immaginavo, mi piace il tuo spirito… proprio per essere pronta a quello che verrà dobbiamo sviluppare fin da subito certe abilità.“

“Abilità?”, mi chiedo fra me e me. “Vedrai… nulla sarà più come prima…”

20 Luglio 2032

Ho accettato con entusiasmo il nuovo incarico che Marco mi ha proposto, ma oggi, a poche settimane da quel giorno, i dubbi e le perplessità legate a ciò che succederà e a ciò che dovrò fare si sono impadroniti di me.

È davvero quello che voglio? Quali costi comporta per me e per le persone coinvolte? E soprattutto, sarò in grado di fare le cose giuste?

Mi viene in mente la frase di una vecchia serie tv che vidi tanto tempo fa… “Quando l’evoluzione seleziona i suoi agenti non è indolore. L’unicità ha sempre un costo; si può essere costretti a compiere azioni contrarie alla propria natura… e all’improvviso, il cambiamento che si pronunciava esaltante si rivela un tradimento…”

Ecco, oggi mi sento così, combattuta tra l’essere la protagonista di questo cambiamento e la paura stessa di cambiare, di tradire ciò in cui credo. Sono in perenne lotta fra il pensiero che tutto ciò non sia rimandabile e la mia pancia che mi dice di lasciare tutto com’è. 

E’ possibile restare umani in un mondo così tecnologico? 

Siamo ad uno snodo cruciale nell’evoluzione umana. Il cambiamento diventerà esponenziale, inevitabile e irreversibile. È la nostra ultima possibilità di decidere fino a che punto permetteremo alla tecnologia di plasmare le nostre vite… 

Io sono confusa, ho accettato di farne parte, di svolgere un ruolo fondamentale in questo progetto eppure ho paura.

Tra pochi giorni incontrerò i coach che l’azienda ha selezionato per affiancarci in questa trasformazione.

Marco dice che dobbiamo sviluppare abilità nuove, che dobbiamo fare un cambio di mindset, che il cambiamento è una cosa buona, ma più si avvicina il momento, più sento che le certezze e l’entusiasmo iniziale che mi hanno spinto ad accettare la sfida si stanno dissolvendo.

Avrei bisogno di una magia, di una sfera di cristallo per essere sicura di quello che succederà, mi sentirei più tranquilla…

Ma poi, ho davvero voglia di cambiare? Potrebbe essere la più grande stronzata della mia vita…

17 Settembre 2032

Da oggi, venerdì 17, Alex, il nostro sistema d’intelligenza artificiale, prende in carico la gestione di tutto il palazzo, temperatura, aria condizionata, luci e ambiente, ci fa perfino arrivare il pranzo, tu scegli che cosa vuoi, lei incrocia i dati, li ottimizza e sceglie il delivery perfetto per tutti i dipendenti della Colombo S.p.A. 

Mi chiedo se sia un segno. Non sono mai stata scaramantica, ma mi sembra che tutto questo cambiamento sia troppo veloce. 

I coach che ho conosciuto mi hanno detto che anch’io dovrò evolvere (non sono mica un Pokemon) e che loro mi affiancheranno passo dopo passo. Vedremo…

Ormai la Colombo sta cambiando. Ben presto i nostri supermercati saranno diversi e l’intelligenza artificiale s’integrerà con i nostri dipendenti. Abbiamo iniziato lunedì la fase di lancio del nuovo sistema integrato di gestione del personale e questo significa solo una cosa, per quelli che restano, anche il loro ruolo cambierà. Per questo è importante che anche loro facciano un passo avanti, che comprendano i vantaggi che ne derivano, che accettino tutto ciò. 

I coach mi hanno preso per mano e vogliono che io sia la prima ad arrivarci, affinché io possa farlo succedere anche con gli altri dipendenti, fare questo salto che oggi non posso fare a meno di considerare “quantico”.

28 Settembre 2032

Così non va, cazzo! A due settimane dall’inizio abbiamo già ricevuto 100 lamentele e 24 persone che si vogliono dimettere. I coach mi avevano avvisato, non è possibile fare tutto questo senza che le persone ne risentano. Così non resisterò neanche io…

8 Ottobre 2032

Mentre il processo di integrazione continua io mi chiedo quanto sforzo stiamo chiedendo ai nostri dipendenti. E’ vero, l’intelligenza artificiale gestisce tutto in modo ottimale, i dati, le statistiche e ci fornisce tutte le informazioni necessarie per ottimizzare il lavoro, ma poi, tocca alla parte creativa e quella non può essere gestita dalle macchine. L’obiettivo è  accompagnare i nostri dipendenti in un cambio di mentalità, per farli evolvere da semplici cassieri e rifornitori di scaffali a veri e propri consulenti concentrati sul benessere dei nostri clienti. Persone che, con il supporto della tecnologia, sono in grado di essere al fianco di altre persone per aiutarle a scegliere il meglio per se stesse.  

Solo ora sto iniziando a percepire il cambiamento che richiediamo loro, lo stesso che devo affrontare io. E, stando a quello che i coach mi stanno dicendo, non bastano i semplici comportamenti. Lì vado solo a correggere ciò che oggi sbaglio. Devo scendere ad un livello più profondo ed evolvermi in una nuova identità… Forse in questo consiste la vera evoluzione.

20 Aprile 2033

Amazon, da ieri, consegna i pacchi con i droni. Volano liberi insieme agli uccelli; mi ricordo quando lo hanno approvato qui da noi, in Italia, tutto mi è sembrato così strano, migliaia di robottini hanno invaso il cielo, come dei caccia bombardieri pronti all’attacco e invece hanno velocizzato tutto, oggi la consegna viene garantita in 1 ora (che roba!).

Sono già passati 7 mesi dall’ultima volta che ho scritto qui, 7 mesi di sconvolgimento totale, 7 mesi in cui ho vacillato tanto, mi sembra di essere stata sott’acqua, senza respirare.

Dei 2670 dipendenti della Colombo S.p.A., 321 non lavorano più con noi. Per alcuni di loro (pochi, per fortuna!) non c’era più posto, altri ci hanno provato a cambiare il modo di lavorare, ma poi hanno preferito gettare la spugna, altri ancora hanno scelto di intraprendere strade diverse. Per tutti abbiamo previsto piani di ricollocamento, per affiancarli fuori da qui. Quasi 300 di loro hanno già trovato un altro lavoro più in linea con le loro aspirazioni, i loro bisogni e i loro talenti.

All’inizio credevo che sarei rimasta sepolta da vertenze sindacali, scioperi e lettere in cui l’augurio più gentile prevedeva sofferenze da Inferno dantesco. Poi, attraverso il lavoro impostato con i nostri coach, le cose hanno cominciato ad andare meglio. Sono stati segnali quasi impercettibili a confermare che la direzione intrapresa era quella giusta.

Oggi, in questa tiepida giornata primaverile, inizio a vedere i primi risultati del processo di integrazione. La svolta è avvenuta quando uno dei coach che ci segue mi ha chiesto: “Angela, secondo te, cosa vogliono le persone da un ambiente di lavoro?”. Le prime risposte che ho dato, se ci ripenso, erano davvero scontate, ma lui è stato al mio fianco, permettendomi di abbandonare la superficie per spingermi più in profondità.

Ho ancora la sua voce nelle orecchie: “Certo, questa è una buona risposta! E cos’altro?” L’ho odiato (un po’) e devo ammettere che ci ho messo diversi giorni per trovare le risposte giuste, mentre quella domanda girava nella mia testa, producendo un fastidioso ronzio.

Eppure era così semplice: bisognava chiederlo a loro, alle persone, coinvolgerle nelle scelte di cambiamento, aiutarle a disegnare il loro nuovo modo di lavorare. E’ così, abbiamo cominciato a ripensare l’azienda come l’ambiente ideale dove le persone possano esprimere il loro punto di vista, sprigionare il loro potenziale e sentirsi parte di qualcosa.

Abbiamo lavorato sulle loro motivazioni più profonde e, con mia grande sorpresa, sono emerse soluzioni creative che hanno migliorato di molto il progetto iniziale.

Il nuovo sistema di gestione delle persone integrato con l’intelligenza Artificiale è veramente efficace, ma sono le persone con la loro creatività, con il loro calore, con la loro empatia a fare la differenza. 

25 Aprile 2033

Sto acquisendo consapevolezza di tanti strumenti che prima ignoravo.

Sono partita pensando di dover mettere in piedi e implementare un progetto di digital transformation e mi ritrovo ogni giorno a cambiare me stessa, ad allargare il mio angolo visuale, ad ascoltare in modi che prima non conoscevo.

Davide, il coach che mi sta seguendo più da vicino, stamattina mi ha detto: “Sei stata brava in questi mesi. Hai preso per mano le persone e le stai guidando in un percorso non semplice. Puoi essere fiera di quello che stai facendo!”. Mi ha fatto piacere, mi sono sentita vista, riconosciuta, apprezzata. Per tutta la giornata ho viaggiato a mille!

Ho capito che devo farlo di più anch’io, dare riconoscimento alle persone per quello che fanno e per l’impegno che stanno dimostrando; è un carburante potentissimo ed è pure ecologico…

Domani ci sarà la riunione del leadership team. Voglio illustrare ai miei colleghi i passi avanti che abbiamo fatto. Sono molto fiduciosa e curiosa di sentire i loro commenti.

26 Aprile 2033

Non ci posso credere!!! La riunione del leadership team è stata un completo disastro.

Proprio adesso che iniziavo ad acquisire una certa fiducia nel progetto, nelle persone e nei risultati che si iniziano a vedere ecco che qualcuno rompe le scatole. Due membri del team, fra cui il Direttore Commerciale, non credono nella direzione che sto dando al progetto e non hanno fatto nulla per nasconderlo…

Come se non bastasse, comincio a ricevere messaggi dai dipendenti dei negozi: “Le vostre sono solo belle parole!”, “A che serve cercare di cambiare se poi v’interessa solo il profitto?”, “Noi non siamo carne da macello. Smettetela di giocare con le persone, facendo promesse che non siete in grado di mantenere…

Pare che i Capi Area, su indicazione del Direttore Commerciale e del suo collega delle Vendite, stiano sminuendo il progetto e facendo pressioni sulle persone, perché secondo loro, da quando siamo partiti, la produttività è diminuita.

Sono davvero frustrata! Marco il nostro CEO, mi ha detto di preparare dei dati che ci permettano di capire come stanno le cose ed ha chiuso così la discussione. Il Direttore Commerciale e il Direttore Vendite mi hanno guardato con un sorriso beffardo di vittoria. Che stronzi!

Forse ci credo solo io… Quando sono uscita dall’ufficio sono andata in un bar e ho ordinato tre Negroni… Adesso ho un mal di testa fortissimo…

Mi vien voglia di mollare tutto!

28 Aprile 2033

Davide, il mio coach, mi ha consigliato di far passare qualche giorno, per guardare le cose con quello che lui chiama “distacco funzionale”. Mi ha anche suggerito qualche esercizio per allenare la mia capacità di gestire le emozioni. Questo dovrebbe mettermi in condizione di analizzare con calma la situazione, di vedere le cose in una prospettiva più utile per me, per il progetto e per l’azienda.

Quant’è difficile, però, essere centrati…

3 Maggio 2033

È passata una settimana dalla riunione del Leadership Team.

Devo ammetterlo, riflettere, come mi ha chiesto Davide, su quello che ho provato è stato tutt’altro che semplice. Ero arrabbiata e forse, un po’, lo sono ancora.

Durante l’ultima sessione di Coaching, Davide mi ha detto: “Ok Angela, sei arrabbiata, è comprensibile. È anche vero che puoi trasformare questa rabbia in energia positiva… Ti va di farlo?”

Che domande… “Certo che mi va!”, gli ho risposto, “ma come si fa?”

“Prima di tutto chiediti cosa è stato messo in pericolo quel giorno e cosa stai proteggendo, ancora oggi…”

“Quegli stronzi vogliono far fallire il mio progetto e io lo sto proteggendo, mi sembra ovvio!”. La risposta, come al solito, è uscita di getto. Ho guardato Davide, che ha sorriso bonario ed è rimasto in silenzio.

“Adesso mi chiederai cos’altro vero?”

“C’è dell’altro?”, mi ha chiesto Davide.

“Dal tuo silenzio, immagino di sì…”

Ho cominciato a riflettere su quali altre cose potevano esserci e, ad un certo punto, ho cominciato a farmela da sola la domanda: “Cos’altro?”

Oggi finalmente, ho le mie risposte.

Sto vivendo questo progetto a livello identitario. Io ho sentito di essere messa in discussione, io ho sentito di non essere riconosciuta, io ho sentito che il mio valore veniva sminuito. Non sto proteggendo il progetto, sto proteggendo me stessa.

Per questo mi ha fatto incazzare anche l’atteggiamento di Marco, il CEO, che, invece di prendere le mie parti, si è limitato a chiudere la discussione, senza andare tanto per il sottile.

Adesso lo so.

E allora faccio i miei esercizi e pratico il distacco funzionale. C’è bisogno della parte migliore di me per andare avanti.

Respiro… Prendo fiato…Mi rilasso… E la mia mente, come per magia, si calma!

5 Maggio 2033

Ieri Davide mi ha detto: “Angela, non possiamo sempre scegliere le circostanze della nostra vita, ma abbiamo sempre la possibilità di scegliere come rispondere ad esse.”

Poi mi ha fatto vedere un vecchissimo video di un allenatore di pallavolo, credo si chiamasse Julio Velasco. Quando l’ho visto qualcosa ha fatto click, si è riaccesa dentro me la scintilla della motivazione. Mi è rimasta impressa quella frase: “io voglio schiacciatori che schiacciano bene palloni alzati male”.

Sento che devo smettere di prendermela con ciò che non va. Ho la responsabilità di questo progetto, dei risultati che deve produrre, delle persone che ho coinvolto e che si fidano di me. Io ci credo davvero che possiamo integrare la tecnologia con le persone, che possiamo far diventare quest’azienda l’ambiente migliore possibile per valorizzare il ruolo di ciascuno e che possiamo prenderci cura dei nostri clienti grazie a quello che stiamo facendo.

Poco più di un anno fa ho esitato di fronte al cambiamento ed ho avuto paura. Oggi mi sento un capitano della vita, ho ben chiari i valori che mi guidano, le mie bussole ed ora, passo dopo passo, voglio acquisire quel senso di responsabilità che mi serve per guidare il mio equipaggio, composto da tutte quelle persone che hanno scelto questa azienda.

Domani ho la riunione con Marco. Valuteremo insieme i risultati ottenuti finora. Gli dimostrerò che tutto questo funziona!

7 Maggio 2033

Sono qui, mentre fuori diluvia, seduta sul mio divano e mi godo uno Spritz (col Campari eh), avvolta dal silenzio interrotto solo dallo scoppiettio del camino 4D (un’imprevista ondata di freddo sta caratterizzando queste giornate di Maggio).

Faccio partire, a basso volume, una musica tecnoblues inventata da qualche ignoto artista che, qualche anno, fa ha pensato di far suonare insieme uomo e robot in una band. Un risultato niente male!

E’ sabato sera, sono stanca e, mentre sorseggio il mio cocktail, rifletto e non posso far a meno di sorridere. Nel frattempo il mio robot umanoide Yang mi sta preparando un piattino di stuzzichini.

Sì, lui ha scelto di chiamarsi come quel simbolo della filosofia cinese, quello tondo diviso a metà con i pallini bianchi e neri, per capirci. Questo perché lui è completamente il mio opposto (infatti mi chiama Angela-Yin) e questo mi ricorda bene la sinergia tra l’uomo e l’intelligenza artificiale. Quando è entrato nella mia vita Yang, a marzo di quest’anno, siamo andati subito in conflitto, l’uno l’opposto dell’altra. Poi ho capito che dobbiamo collaborare e devo ammettere che tutto sommato mi piace… anche in ufficio ce ne sono diversi.

Mi stendo sul divano e sento tutti i miei muscoli che si rilassano, lo stress scende… Questi ultimi giorni sono stati veramente intensi. La riunione con Marco è andata bene. All’inizio, mi è sembrato molto più freddo del normale, continuava a ripetere “Bello, il progetto, mi piace, ma dobbiamo anche guardare il risultato”. Mi ha fatto innervosire. Secondo me c’era lo zampino di quei due… Mi sono imposta di rimanere calma. Davide sarebbe stato fiero di me.

Ho preparato tutti i report con dati che ho raccolto fino ad ieri, sul progetto, sul rendimento delle persone e sul loro benessere all’interno dell’azienda e parlano chiarissimo: siamo nella direzione giusta. La produttività non è affatto scesa e il livello di gradimento dei nostri clienti nei punti vendita test è a livelli mai raggiunti finora.

Ho sentito dentro me quel fuoco. Sono certa di averlo trasmesso anche a Marco.

Alla fine, le sue parole mi sono risuonate come un gong: “Ottimo lavoro Angela! Quando ti ho scelto sapevo che eri la persona giusta per questo progetto. Continua così… hai tutto il mio appoggio.” Sono uscita dal suo ufficio con le lacrime agli occhi. Erano lacrime di gioia.

Il progetto continua e tra 1 anno, quando sarà implementato completamente, potrò dire che il mio lavoro ha cambiato la vita di tante persone. Sono certa che otterrò anche quella promozione tanto attesa, ma oggi non è più così importante. Alla fine, non sarà un etichetta a dire di me quello che sono, una persona che vive nel suo tempo e che sa mettere le persone al centro, sa scaldare i loro cuori e sa renderle straordinarie…

12 Settembre 2034

Siamo nel 2034, è trascorso più di un terzo di secolo da quando è iniziato il nuovo millennio… ed io, che di questo millennio sono figlia, mi ritrovo a pensare alla strada percorsa per arrivare fin qui.

Lavoro nel complesso mondo delle Risorse Umane. Oggi, 12 Settembre 2034, molte delle attività tipiche dell’HR sono gestite dal digitale e dall’intelligenza artificiale. Attraverso app, blockchain e piattaforme digitali che permettono facili match tra parole chiave, di ricostruire la morfologia del viso dalle foto e di elaborare un’immensità di dati, l’AI, l’intelligenza artificiale, riesce a selezionare, valutare e gestire la mobilità del personale con facilità, rapidità e un ottimo grado di successo. Le normative sono più snelle, le procedure più fluide e tutto è ordinato, mappato e codificato.

E’ stato un processo non semplice e per niente facile, tutto è iniziato con un progetto, a cui Marco, il mio CEO, ha voluto che partecipassi come protagonista. Trasformare completamente le nostre catene di supermercati, integrandole con l’AI, ed insieme far crescere, cambiare e trasformare anche tutte le nostre persone 

Devo ammetterlo, quando è diventato chiaro che le macchine avrebbero svolto la maggior parte dei lavori, mi sono chiesta che ne sarebbe stato di me e, più in generale, di quello che una volta chiamavamo, con espressione vagamente finanziaria, il nostro “capitale umano”. Poi, mano a mano che i computer (espressione desueta, lo so!) hanno preso il sopravvento sull’operatività, tutti abbiamo capito quello che, in fondo, sappiamo da sempre: nelle aziende sono le persone che fanno la differenza, perché, diversamente dalle macchine, dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, non hanno solo le competenze e un cervello, ma anche un cuore e una pancia.

E come esseri pensanti, che spremono le meningi ogni giorno, dobbiamo tenerne conto. A differenza di quei computer sempre accesi, sempre pronti e sempre connessi, ma così freddi, io mi dedico interamente all’uomo, al suo ascolto, al suo benessere e a come dare un senso al suo lavoro, facendo emergere, così, il suo valore aggiunto unico e perciò così prezioso.

Alex, la nostra AI, è diventata una di noi, per questo le abbiamo dato un nome umano. Se ci penso è un’ottima collaboratrice. Si è presa in carico gran parte del lavoro: snellisce i dati, elimina tutti i lavori di routine e velocizza i processi. E poi, pian piano, sta imparando il nostro umorismo e, anche se le sue battute non sono tanto spiritose, noi ridiamo lo stesso e ci prendiamo cura anche di lei.

Quanto a me, facendo il match con ciò che Alex mi comunica, oggi coniugo l’interazione, il coinvolgimento e la collaborazione delle persone con le loro peculiarità, con il loro valore e con ciò che desiderano. Ho un potere straordinario, ho un cuore, e queste sono le mie persone.

Sono una CHO, Chief Heart Officer. Mi prendo cura delle emozioni, fertilizzo i cuori delle persone e accresco la loro motivazione.

Io ci metto la mano sul fuoco… la nostra funzione è quella del protagonista, sono una Human Value ed ho un ruolo sempre più strategico accanto al CEO! 

Oggi, io, cavalco l’onda della trasformazione, quella delle persone!

E Tu, quanto sei pronto a questa trasformazione?

Angela, 

Chief Heart Officer

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